![check-list protocollo di trattamento di riflessologia](https://guariresipuo.it/wp-content/uploads/2020/02/protocolli-dim-rid.jpg)
In Riflessologia Plantare i cosiddetti percorsi base di trattamento sono protocolli operativi specifici da applicare ai disturbi più comuni.
In questo articolo voglio parlarti proprio dell'uso più comune di questi percorsi, visto che oggi non è raro osservare che molti Operatori Riflessologi lavorano affidandosi proprio a questi schemi predefiniti.
Identikit di un percorso base di trattamento
Che si tratti di formazione in aula oppure on-line, l'insegnamento della Riflessologia Plantare - soprattutto in occidente - tende a seguire le orme della medicina ufficiale, ricalcandone i metodi e i modelli.
È per questo che molti Operatori così formati si approcciano ai disturbi del cliente trattando i riflessi suggeriti dai protocolli operativi forniti per quelle specifiche problematiche.
Un percorso base o protocollo di trattamento specifico consiste quindi in un elenco di punti riflessi da lavorare in sequenza sui piedi in base al disturbo che presenta il cliente.
Nero su bianco, ogni percorso base è realizzato basandosi sulla diagnostica medica. Perciò include i riflessi di organi e apparati la cui funzione o relazione energetica è più o meno coinvolta con specifiche problematiche.
Durante il trattamento, come per una check-list, viene apposta un spunta virtuale a ogni riflesso in elenco man mano che viene trattato.
Un percorso base di trattamento per ogni disturbo?
Secondo questa logica, ad ogni disturbo corrisponde una serie di punti riflessi che si ritiene debbano essere sempre trattati dal Riflessologo per migliorare o risolvere quel caso.
Ti faccio qualche esempio pratico: un cliente viene da te perché soffre d’ansia? Userai il percorso base per l’ansia che include il sistema nervoso centrale, il sistema endocrino, l'apparato digerente e così via.
Se invece il cliente lamenta disturbi alla prostata e soffre di cervicalgia? Nessun problema… ti basta trattare tutti i riflessi previsti dai percorsi dedicati a queste due condizioni!
E se anche lui dovesse soffrire di un pizzico d'ansia?! Anche qui, ti basterà tirare fuori dal cassetto quel protocollo e aggiungerlo agli altri per completare il tuo bel trattamento!
Semplice no?!
Si, forse fin troppo semplice… ma decisamente poco efficace!
Perché?
Perché in questo approccio e in questo modo di lavorare c’è una grande contraddizione.
Percorsi predefiniti per la malattie, non per i malati
Fare Riflessologia Plantare sulla base di protocolli predefiniti finisce per farti focalizzare sulla malattia e non sul malato!
È un modo di intendere e fare Riflessologia in evidente contrasto con il principio olistico su cui si fonda la Riflessologia Plantare. Invece di considerare la persona nella sua unicità e globalità, si sposa il paradigma diagnosi-prescrizione della medicina convenzionale.
Non sto dicendo che seguire a menadito questi protocolli di lavoro equivale a non ottenere alcun risultato.
Voglio farti notare che si tratta di un approccio puramente sintomatico perché confeziona il trattamento sulle informazioni ricavate dalle indagini cliniche.
In altre parole si costruisce il trattamento pensando solo in termini di "quale pezzo del corpo si è guastato o non funziona bene" e quali sono i riflessi connessi da stimolare.
Con questo approccio, documentazioni mediche e conoscenze di anatomia e fisiopatologia diventano perciò la base di riferimento che guida l'operato del Riflessologo.
Oltretutto, viene dato enorme peso al resoconto dei sintomi fornito dal cliente, che il più delle volte è il primo a non avere consapevolezza delle cause che l’hanno portato - o che lo stanno portando - al disequilibrio.
Infine, si avvalora il tutto con l'idea sottesa che il cliente sa pur sempre meglio del Riflessologo cosa non va e perché non va!
Nessuna personalizzazione del trattamento
Non è in discussione il fatto che molti disturbi hanno dei tratti e quindi dei riflessi comuni da trattare. In questo senso i percorsi predefiniti possono essere una valida guida quando si è agli inizi della propria pratica.
Il problema è che spesso il Riflessologo, nonostante un buon numero di trattamenti all'attivo, continua a lavorare ma soprattutto a ragionare su modelli preconfezionati. Si affida solo a elenchi di riflessi che non tengono conto dell’unicità della persona trattata.
In questo modo finisce per ritrovarsi incastrato negli schemi e al solo pensiero di "uscire dal percorso" lavora col timore di fare qualcosa di sbagliato.
Potresti pensare che i percorsi base - proprio perché "base" - rappresentano solo un riferimento di partenza che poi va adattato alla persona.
In effetti è così, ma ti dico che la contraddizione rimane. Infatti il trattamento che ne risulta poggia sempre su una visione schematica e allopatica della malattia.
La conseguenza più importante di questo approccio è che viene limitata in modo pesante la possibilità di personalizzare e quindi di dare efficacia mirata al trattamento.
Percorsi base per i previsiti... ma non per gli imprevisti!
Il metodo schematico rivela tutte le sue debolezze quando ci si ritrova ad affrontare il mondo reale con i casi più diversi e disparati. È lì che ci si accorge di essersi preparati per i previsti… ma non per gli imprevisti!
Ad esempio può capitare che se utilizzi uno stesso schema di trattamento su due clienti che hanno sintomi simili o identici, potresti vederlo funzionare su uno e non sull'altro. Questo perché nelle due persone le “cause scatenanti” quello stesso disturbo possono essere molto diverse! E quindi anche i riflessi su cui dovresti concentrarti!
Può anche capitare che il cliente presenti più è più disturbi: come puoi ricordare per ciascuno di questi il protocollo da applicare? Dovresti memorizzare decine e decine di percorsi predefiniti!
E come ti comporti se viene da te una persona con una problematica per la quale non ti è stato fornito un percorso di trattamento?
Bene che vada quello che succede è che ti ritrovi a trattare una serie di riflessi che esistono come concetto sulla carta e nella mente, ma che hanno pochi o non hanno affatto reale riscontro con le condizioni dei riflessi nei piedi del cliente.
La monotonia dei percorsi predefiniti
Lascia che ti dica che la vera Riflessologia non funziona così. E meno male!
Se esistesse un percorso di trattamento da applicare allo stesso modo per ogni disturbo e per ogni cliente, beh, fare Riflessologia sarebbe apparentemente facilissimo.
In realtà è l'esatto contrario: applicare percorsi standard, oltre ad essere piuttosto banale e demotivante, finisce per essere fin troppo complicato, laborioso e dispendioso in termini di tempo.
Ma soprattutto rende impossibile affrontare in modo corretto ed efficace ogni trattamento.
Senza contare che lavorare così può essere talmente monotono e noioso da rendere davvero soporifero il tuo lavoro!
Come liberarsi dai percorsi base di trattamento
Partiamo da un presupposto: per essere efficace un Riflessologo deve, prima di tutto, stabilire quali riflessi trattare.
Se "decide" cosa trattare seguendo solo dei percorsi predefiniti mette dei limiti enormi alla sua possibilità di essere efficace. E soprattutto alla lunga può intaccare la propria fiducia - e quella del cliente - nella Riflessologia!
La domanda che più di frequente mi è stata fatta da Riflessologi "disorientati", riguarda proprio quali riflessi trattare per questa o quella problematica. Insomma, da dove iniziare per uscire dal disorientamento e avere risultati.
Purtroppo la mia risposta, non avendo fra le mani i piedi dei loro clienti, non è mai stata - e non potrà mai essere - completa e soddisfacente. Se la richiesta è posta in termini di "schemi", NON è possibile dare una risposta precisa e affidabile.
Se ti capita un cliente con un disturbo che riguarda specifici organi e apparati, non puoi sapere a priori quali riflessi vanno trattati, puoi solo accertare nei suoi piedi quali sono i riflessi che hanno bisogno effettivo delle tue attenzioni!
Non hai bisogno di conoscere ogni percorso di trattamento specifico, ogni dinamica di una certo disturbo e magari conoscere tanti concetti di anatomia e fisiologia.
Le indicazioni più importanti su cosa trattare sono racchiuse sempre e solo nel singolo paio di piedi!
Solo loro possono dirti con certezza assoluta cosa fare per quella situazione e in quel momento specifico del cliente. Solo loro sono SEMPRE AFFIDABILI e più importanti di qualsiasi protocollo o percorso predefinito.
In definitiva…
… per essere un Riflessologo Efficace NON hai alcun bisogno di seguire o memorizzare rigide sequenze di trattamento predefinite!
Saranno i piedi stessi "a dirti" di volta in volta di cosa la persona ha davvero bisogno, con la certezza di fare SEMPRE la cosa giusta!
Saper ascoltare le richieste dei piedi è un’abilità PRATICA che ti permette di scoprire un altro livello della Riflessologia. Ti libera da schemi di trattamento prestabiliti e aggiunge una prospettiva e un’efficacia completamente diverse al tuo lavoro.
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