lettino da massaggio vuoto riflessologo non efficacia

I fattori che influiscono sull'efficacia di un trattamento di Riflessologia Plantare sono tanti e non riguardano solo la dedizione e la preparazione teorica.

Quante volte hai fatto un trattamento mettendoci tutto te stesso, tutta la tua passione e tutte le tue conoscenze... eppure ti è successo di non vedere risultati di rilievo?

Quante volte il tuo cliente, accampando qualche scusa, ha finito per abbandonare te e il percorso intrapreso?

In questo articolo voglio mettere in luce uno dei fattori che se trascurato limita e sopprime l'efficacia e i risultati del tuo lavoro: la tua manualità riflessologica.

I limiti all'efficacia di una manualità standard

Un uso inappropriato e insicuro della manualità riflessologica alla lunga può contribuire a farti mettere da parte la tua passione per questa disciplina e... a farti vedere sempre vuoto e inutilizzato il tuo caro lettino da massaggio! 

Cosa intendo per manualità? Mi riferisco all'aspetto più pratico della Riflessologia, che forse a causa della tua formazione non abbastanza approfondita sull’uso del tatto, ti sta impedendo di ottenere tutta l’efficacia dai tuoi trattamenti.

Perché un Riflessologo con una formazione "standard", pur operando con le migliori intenzioni, spesso non ha dei buoni risultati? [Preciso subito che uso il termine "standard" non in senso spregiativo ma solo per delineare al meglio l'approccio pratico ricorrente di chi non conosce e non applica i principi di Riflessologia Efficace].

Quando osservo la manualità di molti operatori, noto che ci sono due aspetti che riguardano l’uso del tatto che fanno da ostacolo alla loro efficacia. 

Si tratta di vere e proprie lacune tattili che influiscono sulla fase di valutazione dei piedi (la ricerca dei riflessi da trattare) e che hanno delle inevitabili ricadute sulla fase di trattamento (la stimolazione vera e propria dei riflessi individuati).

La valutazione tattile "passiva"

Diamo un’occhiata più da vicino al tipo di manualità e tocco più usati dai Riflessologi per eseguire la valutazione dei piedi.

1° ostacolo all'efficacia della valutazione tattile

Il Riflessologo con una formazione standard, nella fase di valutazione si limita a usare solo un tocco medio/superficiale.

Fai attenzione, non sto dicendo che questo è un problema di per se. Dico che costituisce un limite perché operando così ci si ferma alle sole informazioni e ai risultati che si ricavano da questo approccio tattile timido e “periferico”.

2° ostacolo all'efficacia della valutazione tattile

Qualunque sia il tipo di tocco usato per valutare il piede, ci si limita a cercare solo la risposta dolorosa dei riflessi in disequilibrio, per di più riconoscendola solo attraverso il riscontro del cliente.

Il dolore che esprime la persona è l’unico indizio che viene preso in considerazione per capire se questo o quel riflesso deve essere lavorato e l’aspetto tattile non entra sufficientemente in gioco in questa valutazione.

La situazione tipica è questa: dopo aver localizzato al meglio un riflesso in base alla mappa riflessologica di riferimento e averci premuto sopra, l'unico riscontro per capire se "il punto è giusto" è quello dato dal cliente con la sua reazione di fastidio o dolore provocato dalla pressione.

Tutta la fase di valutazione diventa una sorta di interrogatorio al cliente del tipo: “Ti fa male qui? E qui com’è? Da uno a dieci quanto dolore senti? Premo di più?”, ecc. ecc., col grado di professionalità - ma soprattutto di attendibilità - che può avere una cosa del genere…

Ecco, se ti riconosci in questa situazione, significa che il risultato della tua valutazione è affidato solo alle reazioni fisiche ed emotive del cliente. Il tuo ruolo in questa fase si riduce a prendere nota dei riflessi dolenti.

Questa è quella che io chiamo valutazione tattile passiva perché da parte tua non c’è una vera e propria connessione e interazione tattile con i piedi del cliente.

In buona sostanza, quando va bene, le uniche informazioni utili al trattamento che ricavi dalla valutazione tattile riguardano il dolore e te le fornisce il cliente!

Quando va male, cioè quando comunque non riesci a ricavare alcuna informazione sui riflessi da trattare, finisci per seguire degli schemi di trattamento “predefiniti” più o meno adatti alla problematica del cliente.

Valutazione imprecisa... trattamento inefficace!

Una valutazione accurata è la chiave per un trattamento efficace.

Proprio per questo gli stessi limiti di una valutazione passiva e approssimativa si ripercuoteranno sul trattamento, mettendolo a grosso rischio la sua efficacia.

1° ostacolo all'efficacia del trattamento

Come per la fase di valutazione, anche qui ci si limita ad usare solo la profondità di tocco media/superficiale. In questo modo ci si ferma, come vediamo spesso, a un livello di risultati destinato a durare poco.

Nonostante nel migliore dei casi per la valutazione si sia usato un tocco più profondo, quando si passa a trattare i riflessi lo si fa con un tocco debole e poco incisivo.

2° ostacolo all'efficacia del trattamento

Qualsiasi sia la profondità di tocco usata, si tende ad assopirsi sull’esecuzione tecnica delle manualità senza una vera consapevolezza del tocco e di cosa fare esattamente.

Il trattamento, soprattutto agli occhi di un osservatore esperto, ha la parvenza di uno scimmiottare in modo inconsistente, vuoto e sterile le tecniche, con una scarsa consapevolezza del tocco.

Ti faccio un esempio di questa situazione: usi la tecnica del pollice che cammina (detta “a bruco” o “a lombrico”) oppure fai dei “cerchietti” col pollice. Invece di concentrarti e affidarti alla sua capacità distintiva, ti focalizzi più sulla bontà e "l'eleganza" del movimento dito. 

Chiarisco meglio: è quella situazione in cui ti ritrovi a fissare la tua mano mentre lavori invece di mantenere l’attenzione sulle sensazioni tattili che arrivano dalle tue dita!

Può essere che ho estremizzato un po’, ma se questa circostanza ti è familiare, in pratica anche qui ti ritrovi a fare quello che io chiamo trattamento passivo. E stai mettendo a repentaglio la sua efficacia!

I killer della Riflessologia... e del Riflessologo

Riassumendo, i più grossi ostacoli all'applicazione efficace della Riflessologia stanno nel come si usa il tatto in ciascuna fase di lavoro.

Questi ostacoli riguardano:

  • Profondità di tocco
  • Percezione tattile

La manualità è il primo strumento del Riflessologo e questi ostacoli sono dei veri e propri killer per te e per il tuo lavoro!

Da un lato manca del tutto o non si fa il giusto uso del tocco profondo. Dall’altro mancano alle dita gli elementi tattili concreti da seguire, ai quali rimanere connessi e sui quali portare continuamente l'attenzione in modo da dare prima di tutto un senso logico e poi efficacia al lavoro che si sta facendo.

Senza il giusto contatto percettivo con i tessuti del piede è normale che si finisce per focalizzare l’attenzione solo sul movimento passivo delle mani, preoccupandosi solo se il dito va avanti correttamente, se il cliente reagisce e se l’area che si sta lavorando coincide al meglio con il disegnino sulla mappa!

Nota che in ogni caso con la parola “passivo” non intendo dire che per far le cose bene si deve essere “attivi” nel senso di invasivi e irrispettosi del cliente. Semmai mi riferisco alla passività dovuta alla mancanza di una vera consapevolezza e centratura in quello che si fa a livello tattile.

Capisci bene che alla lunga questo approccio manuale passivo porta a fare trattamenti al limite della noia ma soprattutto ad ottenere – SE VA BENE - solo dei timidi risultati per il cliente.

È un modo di lavorare molto triste che preclude la possibilità di essere massimamente efficace… e di continuare a fare il Riflessologo!

La maggioranza dei Riflessologi a causa di queste lacune nell’uso del tocco, non è consapevole di questi problemi e non cerca una soluzione.

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Se ti rivedi in almeno una di queste “debolezze tattili”, non devi assolutamente preoccuparti. Non ho pensato di dirti queste cose per allarmarti ma per darti le soluzioni per passare ad un livello di abilità manuale successivo!

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